fbpx

Mi ero ripromessa di scrivere un articolo inerente allo stato mentale che lega le persone al cibo in determinate circostanze. Questo ambito non è strettamente di mia competenza, ma offre spunti di riflessione.

In qualità di animali, gli uomini sono biologicamente connessi alla necessità di dormire, procreare e nutrirsi ed è quindi inevitabile che il cibo giochi un ruolo fondamentale per la vita.

Fintanto che ogni cosa segue i ritmi naturali per i quali gli esseri umani si sono evoluti non sussistono le basi per la generazione di disturbi; i problemi insorgono quando anche solo uno dei meccanismi che regolano la biologia vengono compromessi.

L’uomo segue inconsciamente l’istinto di nutrirsi e tendenzialmente è spinto a “fare scorta” di cibo in previsione di periodi “di magra”; la nostra genetica è ancora legata alla considerazione naturale che l’ambiente esterno non è sempre favorevole e dunque a periodi di prosperità possono succedere periodi di scarsità.

Attenzione, però, perché il periodo storico che stiamo vivendo (al di là dei vari allarmismi e comunque in ambito di paesi sviluppati) è un perenne periodo di prosperità; ne consegue che fare “scorta di cibo” inteso come “abbuffate” non ha alcuna valenza in termini di sopravvivenza. In sostanza, da qualsiasi aspetto lo si voglia considerare, si mangia molto di più delle reali esigenze.

Tutto questo porta a disfunzioni metaboliche che generano corpi sformati e patologie gravi. Non solo: la sovrabbondanza genera insoddisfazione e ossessione. Per far fronte all’insoddisfazione si cercano cibi che gratificano, ma poiché la soglia di piacere se continuamente sollecitata cresce nel tempo, si tenderà a scegliere cibi sempre più elaborati, raffinati e “truccati”. L’ennesimo effetto dell’assunzione di stupefacenti.

L’ossessione per il cibo ne è la diretta conseguenza, con una duplice versione:

  • Ossessione per la ricerca non più controbilanciata dalla fatica per ottenere il nutrimento;
  • Ossessione per il senso di colpa e di malessere che tale comportamento autodistruttivo comporta

Da quest’ultima versione sorge una terza ossessione, che si può riconnettere alla prima in una sorta di circolo vizioso: il bisogno frenetico di trovare l’alimento perfetto, il più salutare, il miracolo dell’ultima moda. Non esiste alimento perfetto e certamente non è frutto del marketing e delle multinazionali.

Come risolvere il problema? Certamente prendendo coscienza di questi meccanismi: quando si ha la conoscenza dei fatti si ha maggiori possibilità di uscire dai circoli viziosi.

Lascio una considerazione personale per concludere: perché quando si è impegnati in un’attività che appassiona, che richiede un impegno fisico e mentale gratificante il pensiero del cibo scende drasticamente all’ultimo posto?

 

Dott.ssa Elena Maria Bisi

Categorie: Nutrizione